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San Guido Vescovo
Patrono della città di Acqui Terme
Guido proveniva dalla nobile famiglia dei conti di Acquesana. Fu eletto vescovo di Acqui nel 1034, morendovi il 2 giugno 1070. Si segnalò per avere portato a termine la cattedrale, che consacrò l'11 novembre 1067 con la cooperazione di Pietro vescovo di Tortona e di Alberto vescovo di Genova, e che arricchí di molti beni. Fondò presso Acqui un monastero femminile dedicato a S. Maria. Alla morte del vescovo Durone, dal 15 gennaio 1033 la diocesi acquese restò vacante per un anno e due mesi. A metà marzo del 1034 il Capitolo elesse infine vescovo all’unanimità Guido, appartenente alla nobile famiglia dei conti di Acquesana. L’elezione avvenne “plaudente populo”. Il Pedroca, vescovo di Acqui dal 1620 al 1631, in “Solatia” riferisce sul suo conto: “Figlio di nobilissimi e cristianissimi genitori della famiglia dei Conti di Acquesana che possedevano molti beni e titoli in Melazzo, dove nacque, pare, nel 1004. Orfano di padre e madre, dopo una diligente e rigorosa educazione in famiglia, si recò a Bologna per gli studi superiori”. Al suo ritorno ricevette l’ordinazione episcopale. Fu poi consacrato vescovo dal metropolita Eriperto in un epoca triste per la Chiesa, in cui dilagavano ignoranza, immoralità e simonia. A fondamento della sua opera pastorale pose la riforma morale e spirituale del clero diocesano, incominciando dunque dalla riforma liturgica. Affinché i suoi sacerdoti fossero meno assillati dai problemi economici, nel vasto territorio della diocesi elargì i suoi beni alle pievi esistenti e ne fondò ancora molte nuove. Fu generoso di donazioni anche con i monaci,al fine di facilitarne l’assistenza spirituale anche nelle campagne. Il vescovo Guido fondò in Acqui un centro di spiritualità e formazione per la gioventù femminile ed a proprie spese fondò nel 1037 il monastero di “S. Maria De Campis”, dotandolo di beni per la sicurezza economica delle monache, nonostante le gravi difficoltà causate dai nemici, dai predoni e dalle conseguenti devastazioni. Volle inoltre una cattedrale più grande e maestosa, che ottenne con il contributo dei vescovi Pietro di Tortona ed Alberto di Genova: la dedicò alla Madonna Assunta, consacrandola il 13 novembre 1067. Lasciò infine gran parte dei beni che possedeva in città, compreso il “Castelletto”, alla Mensa vescovile per una decorosa residenza ai suoi successori. La tradizione lo vuole anche impegnato di persona a procurare grano per le popolazioni colpite da gravi carestie. Uomo di grande cultura e generosità, eccelse nella riforma giuridica e spirituale della sua diocesi. Tra gli storici è opinione diffusa che Guido fosse di costituzione gracile: colpito da malattia, sarebbe nel frattempo stato sostituito dal fratello Opizzone, vescovo di Lodi. Morì infine il 2 giugno 1070. Il suo episcopato durò dunque ben trentasei anni. Le sue spoglie riposano oggi in un sepolcro situato nella Cattedrale di Acqui nella cappella a lui dedicata, a sinistra dell’altare maggiore. Il Martyrologium Romanum come consueto commemora anche San Guido nell’anniversario della sua nascita al cielo, ma il comune di Acqui Terme inoltrò alla Santa Sede una richiesta affinché la sua festa fosse trasferita per la diocesi alla seconda domenica di luglio: esaminate tutte le prove necessarie, il processo terminò con il decreto di approvazione del culto, emesso il 22 settembre 1853. Esistono di Guido una Vita attribuita a Lorenzo Calciati, scritta verso il 1260 ed edita da Giovanni Battista Moriondo, e due compendi della medesima: uno in prosa intitolato “Brevis translatio” e l’altro in versi, composti da un certo Nano di Mirabello, cittadino acquese. La comunità cristiana di Acqui si riconosce tuttora quale “diocesi di San Guido”, lasciando così cadere in secondo piano la memoria del protovescovo San Maggiorino, personaggio storicamente più incerto. (Fabio Arduino)
San Maggiorino di Acqui
Visse nel IV secolo e l’antica tradizione lo vuole primo vescovo della città di Acqui Terme . Il vescovo Pedroca in “Solatia chronologica Sanctae Ecclesiae Aquensis”, cita nelle prime righe della traduzione italiana : “Qui si indicano i nomi di alcuni vescovi della Chiesa di Acqui che è situata in quella parte d’Italia detta delle Alpi Cozie: Maggiorino che resse la sede vescovile per 34 anni e 8 mesi; morì il 27 giugno; sepolto a S. Pietro...”. In queste due scarne righe sono così stati espressi gli unici presunti dati storici sul santo vescovo.
San Giuseppe Marello
Giuseppe Marello era a Roma durante i lavori del Concilio Vaticano I e si sentì particolarmente felice per la proclamazione di san Giuseppe a patrono della Chiesa universale. A lui si ispirò per gli Oblati di San Giuseppe. La congregazione religiosa sorse nel 1878 dall'esperienza pastorale e sociale di questo prete, nato a Torino nel 1844 e morto a soli 50 anni a Savona nel 1895. Sei anni prima era divenuto vescovo di Acqui Terme. Ad Asti, come sacerdote e segretario del vescovo, aveva intuito i bisogni della gioventù e dei poveri. Ai suoi sacerdoti il fondatore chiedeva di essere «certosini in casa, apostoli fuori». È santo dal 2001. (Avvenire)
San Paolo della Croce
Ovada 3 gennaio 1694 -
E' uno dei santi suscitati in un periodo di trapasso storico e culturale. Dopo un periodo di vita eremitica, favorito da speciali doni mistici, si dedicò alla predicazione popolare in forma di missione, incentrando il suo messaggio sulla Passione di Cristo, rivissuta e predicata. Fondò la Congregazione dei Chierici Scalzi della Santa Croce e Passione di nostro Signore Gesù Cristo (Passionisti) aprendo una via, che unisce la contemplazione dei dolori del Crocifisso all'opera di evangelizzazione. Negli scritti e nelle lettere di direzione spirituale lascia una testimonianza di fiducia e di gioia, attinte dal mistero della croce. (Mess. Rom.)
Proclamato santo da Pio IX nel 1867.
Beato Pier Giorgio Frassati
Nasce a Torino da una ricca famiglia borghese di stampo liberale: la madre, Adelaide Ametis una nota pittrice; il padre, Alfredo Frassati, nel 1895, a poco più dì trentasei anni, ha fondato il quotidiano La Stampa; nel 1913 è il più giovane senatore del Regno e nel 1922 è ambasciatore d'Italia a Berlino. Insomma i Frassati sono allora una delle tre o quattro famiglie che contano in quella Torino che si va trasformando in metropoli ricca di industrie e soggetta a massicce immigrazioni operaie. Ma se la situazione della famiglia è confortevole e stimolante dal punto di vista del prestigio sociale, essa è invece triste dal ponto di vista dei legami affettivi. Padre e madre vivono un accordo difficile e assai formale, mantenuto unicamente per il decoro e per i figli: il papa è sempre occupato "altrove", tra i grandi problemi del giornale e della vita pubblica, la mamma si ripaga con brillanti relazioni sociali.