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La cappa e il "tabarro" sono alcuni tra i segni e la manifestazione dell'appartenenza ad una Confraternita e della partecipazione alla sua azione.
Il colore della cappa non sono casuali né arbitrariamente cambiabili o abbandonabili, perché servono ad indicare e permettono di riconoscere un certo tipo di Confraternita.
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L'abito dei Confratelli
a cura di Luciano Venzano
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Il servizio doveva essere prestato con la massima umiltà, nello spirito evangelico “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” e per questo i confratelli indossavano tutti lo stesso abito che consisteva in un lungo saio o sacco generalmente bianco ed ebbe in un primo momento l’apertura sulle spalle per l’uso della frusta e un cappuccio che copriva totalmente il viso. Dalla cintura pendeva la frusta, ricordata adesso dal fiocco del cingolo.
Il cingolo con sette nodi era in memoria del Prezioso Sangue che Gesù perse nella Circoncisione, nell’Orto, nella Flagellazione alla colonna, nell’incoronazione di spine, nelle ferite delle mani, in quelle dei piedi, nell’apertura del costato.
L’abito doveva essere portato in processione, nell’accompagnare i fratelli defunti alla sepoltura, quando si faceva la Disciplina, nel ricevere l’Eucarestia, ed in fine con esso erano portati alla sepoltura i Confratelli. Tutte le volte che era portato l’abito doveva essere portata anche la Disciplina.
Ciò è molto interessante perché ci descrive come doveva essere vestito il semplice confratello, se per cappe di parata si intende il tabarrino questo era riservato solo ai portatori del crocifisso mentre gli altri avevano una tunica di tela grezza, se, invece, si intendono le cappe di velluto, ornate con ricami in oro, tipiche di quell’epoca, si capisce che la Disciplina si addiceva al solo abito penitenziale.
Le vesti processionali rappresentano senz’altro l’aspetto più originale e spettacolare del patrimonio tessile delle Confraternite genovesi. La veste completa consiste in una lunga cappa fornita di cintura e cappuccio a punta e di un corto mantello detto “tabarrino” che copre le spalle. Il tabarrino, una via di mezzo tra il mantello tipico dei cavalieri e il tabarro vero e proprio era un segno di distinzione per coloro che non potevano accedere alla nobiltà ma che comunque erano parte di un’associazione privilegiata. Le cappe originarie dei disciplinanti erano di tela grezza e sacco, lunghe fino ai piedi e con un largo foro sulla schiena per lasciar libera la pelle da flagellare durante la processione penitenziale. Un cappuccio triangolare (la “boffa”) con punta e due fori per gli occhi copriva la testa. Questo tipo di cappa, fatta con tela più fine, e senza il foro sulla schiena si conservò invariata lungo i secoli fino ai giorni nostri.
Sui tabarrini dei superiori normalmente è cucita l’impronta che consiste in una placca in lamina d’argento battuto sulla quale è effigiato uno dei santi protettori della Confraternita. Alcune di esse sono vere e proprie opere d’arte. Il colore della tela di sacco o marrone-
In quanto alle cappe di colore bisogna sapere che allora vi era la consuetudine di sfoggiarne di tantissime tinte.
La cappa rossa fu voluta da S. Filippo Neri (1515-
La cappa azzurra fu assegnata dall’ordine Domenicano alle confraternite del Rosario su consiglio del card. Stefano Durazzo, arcivescovo di Genova (1635-
La cappa
La cappa cerulea è portata in devozione della Madonna sotto il titolo del Carmelo e deriva dal colore del saio dei Carmelitani (attualmente di color marrone), secondo la regola primitiva dettata nel 1209 da S. Alberto, Patriarca di Gerusalemme.
La cappa bianca con croce rosso-
La cappa gialla è usata dai gruppi che si occupano di trasportare le casse e i gonfaloni o dalle confraternite delle Anime del Purgatorio (con tabarrini scuri).
L'abito esteriore deve essere segno dell'abito interiore, morale, dei Confratelli
a cura di Gian Paolo Vigo
Il NERO -
Il BIANCO -
N.B.:
Il GRIGIO ricorda la tela grezza, di simile colore, dell'umile saio dei primi Frati dell'Ordine Francescano: l'uso di una cappa simile indica le Confraternite (ed i legami tra esse e tale Ordine) sorte al seguito dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" nati dall'esperienza di San Francesco.
Il ROSSO é il colore caratteristico della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, fondata da San Filippo Neri, ed indica l'effusione dello Spirito Santo ed il fuoco della carità che deve infiammare il cuore di chi é iscritto a questa associazione nell'esercitarne lo scopo: la glorificazione della Trinità attraverso l'azione di liberazione del prossimo dalle emarginazioni e dalle schiavitù. Non poteva essere scelto colore migliore, visto che il rosso simboleggia la divinità.
Il MARRONE el il GIALLOGNOLO richiamano rispettivamente la tonaca o il mantello dei religiosi dell'Ordine Carmelitano (i cui primi eremiti, e non solo essi, adottavano vesti di tinta affine, tessute con peli d'animale) e indica una Confraternita della Madonna del Carmine; ma questo colore (indipendentemente dall'Ordine religioso di aggregazione) potrebbe anche semplicemente indicare Confraternite nate dal Movimento Penitenziale medievale, i cui primi membri, come si é detto, vestivano rudi tuniche di tela di sacco.
L'AZZURRO è il colore mariano per eccellenza: é il colore del cielo, prefigura la Gloria Eterna (per cui simbolicamente indica la divinità) in cui é già stata assunta la Madonna. Esso fu assegnato alle Confraternite del Rosario dai Padri Domenicani, i quali ne zelarono l'erezione un po' ovunque, tanto che la fondazione di queste Confraternite, assieme a quelle consimili del Santissimo Sacramento, era auspicata in ogni Parrocchia; questo colore (usato sia per la cappa che per la mantellina) indica comunque una Confraternita mariana (o anche una Confraternita del Santissimo Sacramento legata ai Domenicani, mentre quelle legate alla Basilica del Laterano sulla cappa bianca portano invece la mantellina di colore rosso, e chi, ad es., ha una doppia aggregazione, potrebbe avere cappa azzurra e mantellina rossa).
Il VERDE é innanzitutto il colore dell'Arciconfraternita di San Rocco e, di conseguenza, delle sue aggregate; esso riprende il colore delle vesti con cui questo santo pellegrino viene effigiato nell'iconografia tradizionale e invita alla speranza durante il pellegrinaggio terreno, prefigurazione di quello verso l'Eternità: il verde simboleggia la stagione della rifioritura, del ritorno della vita, e quindi l'umanità.